Itinerario 3
San Marco, San Pietro di Castello e ritorno
Da piazza San Marco verso l’oriente. Si fa il ponte delle Paglia e si prosegue per la riva degli Schiavoni, dedicata ai fedeli guerrieri slavi della Repubblica della Serenissima. In totale i ponti da fare, compreso quello della Paglia sono 6. Dopo l’ultimo, il ponte dell’Arsenale, si gira a sinistra per la fondamenta dell’Arsenale. Osserviamo le 2 ancore esposte all’esterno del Museo Navale. In quel rio uscivano le navi costruite a tempo di record anticipando la tecnica della catena di montaggio. Giriamo nel primo campo che troviamo a destra, il campo della Tana (città dell’est da dove proveniva la canapa per fabbricare le cime delle navi), dove è nato e vive il sottoscritto. Proseguiamo dritti e non guardiamo nella prima calle a destra vicino all’asilo per la presenza del grigio e angoloso Palazzetto dello Sport. Proseguiamo dritti e, prima di svoltare obbligatoriamente a destra per il ponte di ferro, osserviamo dei particolari masegni triangolari, piccoli, medi, grandicelli…
Facciamo quindi il ponte di ferro e giriamo a sinistra per la fondamenta della Tana. A sinistra le Corderie: l’edificio più lungo al mondo dove un tempo venivano costruite le gomene per le navi veneziane. La Corte Nova, la larga calle che inizia con il bar/ritrovo dei comunisti della zona, è una delle più fotografate per via dei panni stesi ad asciugare che la attraversano tutta. Per dire la verità tutte le calli che vengono dopo hanno i panni stesi sulle corde. Noi invece quella corte non la facciamo ma tireremo dritto per la fondamenta. La zona è proprio popolare con tanto di immondizie sparse ed entrate immacolate, tra uomini che puliscono la propria vecchia barca e le signore in ciabatte. Proseguiamo per quasi tutta la fondamenta e giriamo per calle Loredana. Da notare, prima di entrare, una delle targhe in marmo che un tempo indicavano le dimensioni minime che dovevano avere i pesci per lasciarli crescere e ripescarli una volta raggiunte misure più importanti. Alla fine uno stretto passaggio ci fa uscire per la fine di via Garibaldi di fronte alle barche ormeggiate e che vengono utilizzate come negozi galleggianti.
Giriamo quindi a sinistra per la fondamentina San Gioachin, facciamo il ponticello con il servoscala nuovo ma senza ovviamente usarlo. Giriamo ancora a sinistra per la calletta San Gioachin dove alla fine troveremo, a sinistra, un ponte. Prima di fare il ponte continuiamo per la fondamenta fino al vicino sottoportico che porta nella corte chiusa Stella. Una rapida occhiata all’angolo nascosto e fuori di nuovo a fare il ponte. Osserviamo i panni stesi ad asciugare: sono moltissimi. Stendere i panni sulle carrucole affisse da casa e casa è pittoresco ma vietato. Viene perdonato solo in certe zone e rendono comunque molto particolare la vista alla calle o al rio come nel caso di questo rio qui, il Rielo (piccolo rio).
Fatto il ponte giriamo subito a sinistra per la fondamentina ed osserviamo i cognomi delle porte: tutti veneziani al contrario di altre zone più famose e meno nascoste di queste dove nomi inglesi si alternano a nomi di origine tedesca o francese. Gli odori e i rumori sono quindi diversi di quelli che si sentono dalle altri parti più “turistiche”: odori di arrosto, di pesce, radio ad alto volume e rimproveri ai bambini misti ad accenni di canzoni.
Finita la fondamenta giriamo obbligatoriamente a destra fino al campo del Figareto e campo Ruga. Ruga dal francese rue cioé un campo pieno di negozi e calli tutt’attorno. Ma nel caso di campo Ruga nulla fa pensare a questo visto che c’é solo un bar e nessuna differenza con gli altri campi. In questo popolare campo c’é il sotoportego Zurlin, il più basso di Venezia già descritto nella leggenda . Andiamo quindi dentro la caratteristica calletta e ritorniamo indietro. Giriamo a sinistra (col sottoportico davanti).
Notiamo come le case popolari si alternano ad edifici trecenteschi di stile gotico segno della democrazia che ha segnato la storia della Repubblica: poveri e ricchi tutti “muro con muro”.
Infilati nella Salizada Stretta giriamo nella prima calle a destra che troviamo o nella seconda, dipende se il prossimo ponte è in restauro o meno. In qualsiasi caso ci troviamo davanti nella chiesa di San Pietro di Castello. San Pietro rimase cattedrale fino al 1807, epoca in cui tale onore passò alla basilica di San Marco. Una chiesa importante quindi rifabbricata molte volte dapprima dedicata ai SS. Sergio e Bacco nel 650 ora d’ispirazione del genio di Palladio. Ha la cupola di appena 4 metri più bassa di quella di San Pietro in Roma.
Giriamo a sinistra della chiesa tra case antiche e meno antiche. Il sapore di questa zona poco turistica è quello marinaro con cantieri e cime appese fuori delle case. Il silenzio regna sovrano. Siamo nell’isola dell’Olivolo, i primi insediamenti delle case veneziane assieme alle zone realtine. Anche se di antico non resta niente se non il nome, giriamo a destra subito dopo essersi allargata la calle, prima del Comando Zona Fari, i manutentori dei fari.
Lasciata la zona chiamata Quintavalle da un nome di una antica famiglia veneziana, facciamo il ponte di Quintavalle per scendere in fondamenta S. Anna (Santana, come dicono i veneziani) e proseguiamo per la fondamentina. Il rio prosegue fino a scomparire perché anticamente interrato formando la via Garibaldi che abbiamo già intravisto prima. In fondo alla fondamentina quindi appena prima delle barche che vengono usate per vendere frutta e verdure, giriamo a sinistra per il sottoportico de le Ancore. Dritto dritto fino a quando la calletta finisce nella popolarissima zona di Seco Marina. Prendiamo la calle de la Cenere che abbiamo quasi davanti e sbuchiamo nel rio di San Isepo (San Giuseppe), prendiamo il ponte lì a sinistra per il campo San Isepo.
Proseguiamo per il prossimo campo. Abbiamo due possibilità: o giriamo in fondo a destra per i giardini di Castello e tornare verso San Marco o a sinistra per l’isola di S. Elena. Facciamo finta di essere stanchi e giriamo in fondo al campo a destra. Siamo nei giardini pubblici di Castello dove a sinistra abbiamo la sede centrale della Biennale dove possiamo dare un’occhiata. Se vogliamo però, andiamo dritti e poi a destra per uscire. Quando siamo usciti dai giardini indirizziamoci verso Nord oltrepassando il ponte senza scalini basso basso per il viale alberato dove alla fine troveremo la statua di Giuseppe Garibaldi di spalle ma la sua guardia Bepi con le braccia incrociate a guardarvi. Oltrepassiamo le grandi cancellate nere e giriamo a sinistra per, finalmente, via Garibaldi. Via popolarissima, via Garibaldi ha tutto per essere considerata “zona” di Venezia con i suoi bar, osterie, farmacie, pasticcerie, fornai e negozi per veneziani. Non la facciamo tutta ma giriamo nella seconda calle a sinistra, calle Schiavona e poi, obliquo a sinistra per la calle delle Colonne. Usciamo dalla calle e sbuchiamo in riva dei 7 martiri in onore dei 7 italiani uccisi dai tedeschi nella seconda guerra mondiale e dove, fino a tempo fa c’era una corta riva con, al posto di molte case, le fabbriche delle motosiluranti Mas della prima e seconda guerra mondiale e altri cantieri. Da dove siamo usciti infatti, le case con i due alti archi, si chiamano Case della Marinaressa, costruite per i lavoratori dell’Arsenale al tempo della Serenissima che erano utilizzate come squeri.
Andiamo verso occidente, verso San Marco. Facciamo il ponte della Veneta Marina, quello dell’Arsenale (in pietra): siamo nuovamente in riva degli Schiavoni. Siamo arrivati.
S. Pietro
Il Rielo
Tabella delle misure minime del pesce
Cime e ancore a Quintavalle
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Numero 2850
Delibera iscrizione 92 del 27/05/2010
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