Le “leggende metropolitane” sono le dicerie che si dicono, si stradicono e poi alla fine ci credi anche tu. Non sono vere ma…è come una cosa che porta sfiga: nessuno ci crede ma dai e dai ci pensi sopra.
La Fiat 500 al largo di Pellestrina.Esiste un’auto proprio ai murassi a circa 100 metri dalla riva: verità o bugie?
Esiste o no la terza colonna del molo di San Marco? Esiste si, sotto 5 metri di fango esattamente di fronte le due esistenti. Come mai non la issano a terra? Perché non ci sono ancora le tecniche per farlo: verità o bugie? Anno 2019: le tecniche ci sono e si chiama Progetto Aurora.Terza Colonna in Piazzetta di San Marco 70.000 metri cubi 3500 mq a terra x 3500 mq a mare per una profondità di 10 metri. Questa sarà la cubatura che il team Progetto Aurora andrà a cercare; un’area di 3500 Mq a Terra e altrettanti a Mare fino alla profondità di 10 Metri sotto il calpestio. L’obbiettivo è quello di far luce sulla leggenda della Terza Colonna cercando di localizzare un reperto di VALORE STORICO E ARCHEOLOGICO straordinario grazie alla coesione di due scienze: ARCHEOLOGIA e GEOFISICA. Grazie alla Geofisica che ci permette di vedere il presente e salvaguardare il futuro di Venezia e all’archeologia che ci permette di LEGGERE IL PASSATO, per conservarne la memoria.
La nave in legno tra le colonne di Marco e Todaro. Esiste da anni ma nessuno si sogna di andarla a recuperare. C’é addirittura l’albero maestro intatto o perlomeno esce ancora dalla nave. Infatti tutte le imbarcazioni a motore fanno il giro largo per non comprometterne la quasi integrità: verità o bugie?
“Passare sotto l’angolo di palazzo ducale porta nera”.Quando uno dal ponte della Paglia va verso la piazza o viceversa, per tagliare, passa sotto i portici del palazzo. Molti non ci passano per quel motivo. Sarà vero?
E che ne dire della striscia delle strisce in marmo del selciato di piazza S. Marco? La storia ci dice che chi camminava a “fare liston” sopra quelle righe si proclamava un gay in cerca del partner. Mah!
La pietra rossa del sottoportico di corte Zorzi. Si dice che chi pesta la pietra rossa vada male all’esame di scuola (è nella strada che va al Sarpi) o che porti sfiga. Una volta si diceva che lì si fermò la peste…lasciamo perdere. Sta di fatto che a un mio amico quando gli si ricordò che pestare la pietra rossa porta jella la schivò e si prese il capitello della Madonna che sporge dal sottoportico in viso.
E chi si ricorda del povero Ètore co’ la coa (Ettore con la coda).Tutti dicevano che quel tipo avesse la coda. A dir di molti era vero: la sua spina dorsale terminava in modo sporgente che assomigliava ad una coda. Ma chi l’ha vista?
Ancora con ‘ste pietre. A S. Canciano mi comunicano che c’è un’altra pietra che non si deve pestare sennò sono guai.
Ancorette portafortuna sempre nei pressi di S. Canciano a Cannaregio. A destra. Di certo non portavano fortuna a chi colà veniva appeso squartato. Quelli infatti erano i ganci in cui venivano appesi i due quarti della persona giudicata a monito. Un’altro paio di ancorette esistevano ai Tolentini, in fondamenta dei squartai, ma adesso non ci sono più. Ma anche questa è una leggenda.
Smerdariol. Leggenda metropolitana? Si dice che sia un personaggio particolare esistito realmente o solo nella fantasia di qualche burlone. Era un signore con un tabarro nero che portava sempre con se un secchio. Girava per le calli e per i campi così conciato per servire qualche signore a cui scappava qualche bisogno corporale. Avete capito bene: un cesso ambulante. In pratica chi non ne poteva più lui porgeva il secchio e con il tabarro nascondeva tutto. Alla fine una lauta mancia aiutava al povero smerdariol a campare dignitosamente. Non sarebbe una brutta idea. Molte persone adesso fanno cose ben più indecenti senza vergognarsi ma solo per prendere soldi. Ognuno pensi quel che vuole.
Nella calle degli Albanesi a S. Marco una zona del muro in pietra d’Istria delle prigioni nuove è consumata. Si dice che sia così perché le guardie si appoggiavano con la schiena sempre là quando prestavano il servizio all’esterno. Secondo me dovevano grattarsi la schiena spesso e per 1000 anni per avere quel risultato.
Venezia – Isola di San Michele, storico cimitero della città – Anno 2080.
Da alcuni anni, più volte all’anno, nelle notti di nebbia mani misteriose depongono sulla riva antistante la chiesa di San Michele ossa umane: teschi, tibie, femori, ecc.
Qualcuno giura di aver visto, la notte precedente un ritrovamento, lungo il tratto del canale di San Cristoforo che costeggia l’isola dei morti, apparire e scomparire nella nebbia una barchetta con a bordo un vecchio barbuto, il corpo macilento vestito di sacco, che gettava e ritirava una rete fosforescente.
Qualcun altro giura di aver visto il vecchio estrarre dalla rete e poi risciacquare in laguna un oggetto fangoso che poi si era rivelato essere un teschio umano.
Secondo una leggenda metropolitana il vecchio pescatore di ossa sarebbe il fantasma del filosofo Massimo Cacciari che sta espiando un’antica colpa.
In effetti una notte di nebbia del lontano 2009, per l’incuria del Comune di Venezia di cui il filosofo era Sindaco, il muro di recinzione del cimitero, minato nelle fondamenta da enormi voragini create dall’intenso traffico di natanti nel vicino canale di San Cristoforo, sprofondò per lungo tratto in laguna e con esso i resti di circa 1000 defunti custoditi in nicchie collocate al suo interno.
Secondo la medesima leggenda metropolitana i depositi di ossa umane sulla riva antistante la chiesa di San Michele e le apparizioni del vecchio pescatore lungo il canale di San Cristoforo nelle notti di nebbia cesseranno solamente quando tutti i resti dei defunti sprofondati in laguna saranno stati recuperati.
Sulla base della quantità di ossa fino ad oggi depositate, determinata non si sa come, un professore della locale università ha calcolato che i misteriosi fenomeni dovrebbero cessare attorno all’anno 2250.
Diego T.