Borsa “Harrods”. A Venezia ce l’hanno in moltissime anche se a Londra non ci sono mai state. E’ l’oggetto del desiderio delle giovani e meno giovani. In plastica lucida e in vari modelli anche se quello che vedete qui è il più classico. Se non l’avete ancora capito questa borsa viene venduta a Londra nei famosi magazzini “Harrods” e, per la cronaca, adesso viene a costare £st. 14,95. E’ l’equivalente di una borsa della spesa della Standa qua in Italia e serve, oltre che a trasportare merce di piccole dimensioni, anche per far vedere qual’era stata la nostra meta vacanziera. Ralph Lauren. I famosi capi dell’anziano signore americano hanno fatto oramai da tempo impazzire qualsiasi veneziano. Un cavallino con in groppa un giocatore di polo è il simbolo dell’opulenza per eccellenza. Ralph, come è risaputo, vende le stesse cose semplici di Benetton con la differenza che le fa pagare 3 volte tanto: e questo è il suo segreto. I veneziani lo hanno capito subito. Pensate a mettervi addosso un indumento con al posto del cavallino della “Ralph Lauren” un cavallino al galoppo o un cavallo messo in una posizione diversa all’originale…verreste etichettati come persone povere o strane. Ultimamente però il mito si è un po’ offuscato e stiamo attendendo trepidanti un sostituto. Diesel.Diesel fortissimamente Diesel. A Venezia sembra che andiamo avanti a gasolio. Da un paio d’anni il marchio del riccioluto vicentino ha spopolato anche qua vendendo indumenti che non dicono nulla di particolarmente nuovo (come Benetton) ma funzionano tra i giovani perché si sparge la voce che dice che “Diesel è figo”. Chanel 4031. Occhiali che vanno per la maggiore nell’anno domini MMII. La forma ricorda uno snowboard molto sciancrato o un pavesino malfatto. Sono costosi (logico) e fanno assomigliare la gente che lo indossa a degli apicoltori della Malesia. Sono maschili o femminili? Tutt’e due. Lente in policarbonato che basta che li metti nella sacca della spiaggia sporca di sabbia e butti via non so quanti €. Oramai gli Oakley hanno fatto il loro tempo e quello che si deve fare adesso è osare. E lasciamoli osare. Al prossimo anno. Refrigiwear. Capo invernale dell’anno domini 2002, il Refrigiwear è arrivato appena dopo il Belstaff sostituendolo. Il Refrigiwear assomiglia ad una coperta imbottita anni ’70 con tanto di cuciture verticali. I trucchi della tanto sbandierata sensazione di caldo una volta comperati il Refrigiwear sono i seguenti: a) l’alto prezzo b) la dicitura “Comfort rated to -50°F unlayered” c) è molto brutto e attillato che chi lo indossa sembra un salame tipo felino o una sopressa (dipende dall’obesità della persona) ricoperta di tessuto. Dove andremo a finire? A Venezia d’inverno è molto freddo, più che nel Nord Europa, complice l’alto tasso di umidità. Qui a sinistra un semplice ma caldo berrettino da ambulante di piazza S. Marco e/o negoziante della riva degli Schiavoni che ha più merce esposta all’esterno che non all’interno del negozio perché è più visibile e che quindi si veste pesante per stare all’esterno e cercare di vendere ai russi e polacchi, gli unici a non sentire il freddo. N.B.: i modelli mostrati non sono quelli che si vedono in giro a Venezia. L’importatore ha pensato bene andando coi piedi di piombo e di proporre solo un modello che è anche il meno estremo. Ma siccome noi veneziani vogliamo stupire ad ogni occasione, sicuramente andremo in America comperando modelli di Refrigiwear i più strani possibili accorgendoci però che, come ogni volta, la moda di quel tipo come le Timberland, Museum ecc. non scalfisce minimamente gli americani (che si vestono con la merce della Standa locale) e che non metteranno mai quei capi se non imposti dai datori di lavoro d’accordo con le multinazionali del merchandising. Settembre 2004. Spopolano tra i ragazzi intelligenti locali, sono i cappelli griffati Louis Vuitton. A Ibiza vogliono meno della metà dei senegalesi e sono in bianco, crema e violetta vomito da dopo Merlot. Ma li vendono anche in calle larga dell’Ascension nel negozio L V. Un must. Uomini di mondo (2005) 1) piercing 2) occhialoni Rayban stile seventies 3) Coppola originale Gucci 2007. Borsa a tracolla Gucci originale, giubbino Museum leggero, felpa bianca Gap, pantaloni Abercrombie, occhiali D&G, iPod al collo, collare in lana Diesel (introvabile), ciabattoni Crocs comprati a New York, capello alla Robin Williams. | North Sails. Questa ditta fabbrica forse le migliori vele al mondo e ha fatto la sua fortuna sia imbrigliando venti in ogni regata sia vendendo giubbini di mezza stagione con interno in pile a Venezia. Vengono indossati da ogni veneziano compresi i tassisti (sono stati i primi) e i gondolieri (preferibilmente in colore nero per fare il “tutto nero” con i pantaloni che fa tanto persona oscura e misteriosa che non “deve chiedere mai”. Da tempo si sono visti altri giubbini (ugualissimi: cambia solo la griffe) marchiati Slam, Murphy & Nye, Helly Hansen… Museum. Linea di cappottoni esagerati provenienti dal Canada utilizzati da statali e non per operazioni nel grande freddo. Canada= freddo= logico che con il cappottone esagerato si stia caldi. Ma se tiene caldissimo un “Woolrich” (il suo predecessore) da € 380 chissà come tiene caldo un “Museum” da € 520/930! Il “Museum” ha tutte le caratteristiche per essere un capo estremo. Maniglie sulle spalle per sollevare il malcapitato svenuto nella bufera di neve nella penisola del Labrador, targhetta di riconoscimento (del cadavere?), “3M” riflettente sulle spalle (come quella che hanno i lavoratori dell ‘Actv) per essere individuati anche con la più flebile luce, e così via. E’ il simbolo fallico dell’ inverno non potendo esporre i glutei e la paccottiglia indossando un freddo giubbino corto. New balance mod. 856. La scarpa che vedete alla vostra sinistra richiama i modelli che si indossavano 20 anni fa. E’ entrata prepotentemente alla ribalta nel 2000 da quando cioè sono aumentate di prezzo (più del doppio). I modelli più ricercati sono tutte in pelle di colore bianche o nere o bordeaux. Viene preferibilmente indossata assieme a dei jeans strettissimi. Le Perry Ellis, un must subito dopo e sono praticamente scomparse sostituite dalle Puma. Sundek. Sono dei pantaloncini di tessuto plasticoso in vari colori e come simbolo hanno una mezzaluna come Ronaldo ma col sole al centro. Altro segno di distinzione una fascia a tre bande multicolore a forma di arco quadrato che attraversa tutta la parte posteriore da chiappa a chiappa. Codesti pantaloncini sono scomodi, stretti, trattengono l’umidità dell’acqua salata ed è facile che qualche scroto se ne esca dalla sua abituale posizione visto che all’interno (ma dipende dai modelli) non hanno il sospensorio che li trattiene. I Sundek sono costosissimi e forse è quello che li rende appetitosi e, se sono costosi, ci sarà pure il motivo di tutte quelle scomodità. O no? Belstaff. Il marchio nasce in Inghilterra nel 1924 e come caratteristica del suo successo è il suo famoso tessuto in cotone egiziano spalmato con grassi naturali che ripara dalla pioggia ma nello stesso tempo fa traspirare la pelle. Perché i veneziani ultimamente si sono innamorati di questo capo, a dir la verità, un po’ bruttino? E chi lo saprà mai? Il tam tam pubblicitario è arrivato principalmente dai ragazzi che accompagnano i giapponesi nelle sale del vetro in piazza S. Marco…poi è dilagato a macchia d’olio. Il colore della giacchetta è grigio, nero o grigio finanza. Delle vere “fumane” (caldo improvviso) fanno arrossire il viso dei commercianti alla vista del Belstaff visto che la cintura è in contrasto col colore della giacchetta e che lo fa assomigliare alla divisa della finanza appunto e forse questa componente ne ha decretato il successo.Quanti sotto sotto hanno il desiderio di sentirsi più importanti e temuti per aver più rispetto? Una divisa del genere è la soluzione di moda dei loro bisogni. Gli occhiali scuri sono d’obbligo. 2007. E’ la moda del momento. I Crocs. Sono dei zoccoli in gomma usati nel dopoguerra dalle macellaie grasse dai grossi e bianchi polpacci del basso rovigoto. Questi però sono made in U.S.A. |
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