Questo è la storia di Tony, un personaggio inventato.
E’ una mattina qualsiasi di un giorno qualsiasi a Venezia. Lui si chiama Tony e ha la barca alla Giudecca. Oggi è casa da lavoro anche se non è domenica e non gli va né di andare a pescare né di fare il solito giretto con la moglie e la bambina. La sua è una semplice barca, senza fronzoli, in vetroresina e con l’impianto luci a posto, un 40 cavalli a quattro tempi e nulla più. Parte da dietro l’isola nel silenzio più assoluto ma subito l’incanto svanisce per colpa di un Drifting (orrenda barca economica blu normalmente usata dai pescatori di molluschi abusivi divenuta un po’ più carina da quando hanno pensato di colorarla in bianco) che corre a 35 miglia all’ora nello specchio d’acqua come neanche il Trinitron Sony. E va bene, tanto di onde non ne fa neanche.
Gira a destra e imbocca il rio che gli permette di passare il canale della Giudecca. Tra paline in plastica, vieri (casse in legno per contenere i granchi in muta) e piccole barche simili alla sua arriva nel movimentato canale teatro di 1000 battaglie per barche di ogni specie. Non può affrontare le onde come vorrebbe perché le onde arrivano da tutte le parti sentendosi come dentro in un enorme catino pieno d’acqua appoggiato sopra una lavatrice in centrifuga. Non può nemmeno correre perché tutti attorno a lui vanno piano segno della vicinanza di qualche barca della polizia o guardia costiera.
Finalmente passato il canale, Tony si infila nel rio che va a piazzale Roma accelerando un po’ per centrarlo; se non lo facesse andrebbe a sbattere sicuramente addosso al ponte visto che le onde del canale sono troppo alte per una barchetta leggera come la sua e la manovra sarebbe molto più azzardata se la sua velocità fosse più bassa. Il suo gesto sembra quello del deltaplanista quando sente il vento favorevole per decidere di lasciarsi andare al volo.
E’ mattina e molte barche da trasporto o sono ferme legate alle rive o in movimento solo quando devi girare per un’ altro rio: loro sono più pesanti ed enormi che devi dare sempre la precedenza incastrandoti tra due barche attraccate altrimenti in due non passate. Gli specchi per vedere se ci sono barche appena girato l’angolo ci sarebbero ma uno è spostato verso il basso che puoi solo vedere se hai i capelli fuori posto e l’altro è rotto e mai aggiustato.
Tony è arrivato a piazzale Roma sentendosi come un ladro visto che quella è zona di tassisti. Loro sono meno “pericolosi” dei gondolieri ma sono sempre una categoria che gira per i rii con la barca e quella è “zona loro”.
Gira a destra dopo il solito caos causato dal cambio di direzione di marcia di tutte le imbarcazioni. Se non lo sapete, nel rio Nuovo, quello che ha passato Tony, si marcia tenendo la sinistra e nel Canal Grande, quello che si è appena immesso, la destra. In più in quell’incrocio passano vaporetti, gondole, barche da trasporto, lancioni, taxi, polizia, carabinieri, vigili del fuoco, polizia municipale e così via. E Tony come si permette di passare da quelle parti? Cosa centra lui in quella zona? Passereste voi? Ma Tony, imperterrito e con lo sguardo fisso davanti a lui, prosegue per la sua marcia. Dribbla la linea 1 che va e che viene da Rialto, l’82, il 41, il 42 e altre decine di imbarcazioni (vedi sopra) tenendo sempre la velocità dei 5 km/h. Supera così indenne il blocco piazzale Roma/stazione S. Lucia.
La sua intenzione sarebbe quella di godersi la sua Venezia passando il Canale Grande. Il suo zig zag tra i vaporetti è interrotto dai traghetti delle gondole (quando le gondole trasportano i veneziani da un lato all’altro del canale distante dai ponti sul Canal Grande) e dalle gondole in serenata (quando le gondole si attaccano fianco a fianco in gruppi di 5 o 50) che fanno fermare lui, i vaporetti, i taxi e le barche da trasporto. Una volta che i gondolieri hanno deciso di farli passare uno alla volta, nel nome della lotta contro il moto ondoso, si ritrova dopo una mezzoretta nei pressi del ponte di Rialto. E anche là tra gondole in serenata, taxi in manovra, vaporetti che vanno, che vengono, che si incrociano, che si fermano, barconi immensi attaccati “a lai” (fianco con fianco) con giovanottoni sudati che si lanciano pacchi per poi caricarli nei carretti d’acciaio, barche del sindaco, degli assessori, politici e così via.
Non ne può più, si sente un pesce fuor d’acqua nella sua Venezia, c’é troppo casino, ha il mal di testa ed è molto irascibile. Decide allora di fuggire che tutto d’un tratto gira a sinistra, non vuole più stare nel Canal Grande e taglia per il rio di S. Luca. Finalmente ombra e silenzio. Appena dopo 20 metri una fila interminabile di gondole ferme. C’é una barca che trasporta immondizie ferma e che occupa gran parte del rio. Un taxi si è incastrato e il cantante delle serenate non canta più perché ha finito il suo repertorio 10 minuti prima. Adesso è seduto, imbarazzato con i turisti in gondola che osservano con più attenzione ma con meno magia i muri cadenti delle case attorno. Tony non ha impegni quel giorno ma è lo stesso pentito di quello che aveva deciso di fare quella mattina. Ormai è fermo ad aspettare che il traffico di gondole defluisca verso il Canal Grande. Prosegue.
Ma adesso arriva un’altra goccia: lo stazio di S. Moisé. Lo stazio è terra di gondolieri. Lì le gondole sono ferme al loro posto e i gondolieri sono tutti a ragionare a voce alta. Altri gondolieri hanno legato la loro gondola al fianco di altre tre gondole che nel canale ci potrebbe passare solo un’altra gondola o una canoa o un kajak o un sampan cinese o uno stronzo lungo e fino. Ma Tony no. Non puoi dire ad un gondoliere di spostare una gondola per passare con la tua barca privata e per giunta a motore. Non puoi accelerare in folle per far notare la tua presenza. Non puoi suonare il claxon! Non puoi tossire. Non puoi fare niente. E’ lui che decide. Un metodo sicuro per passare è mettersi una sigaretta in bocca, essere seri, mostrarsi non molto di fretta, parlargli in veneziano senza nessuna inflessione mestrina o lidense con frasi tipo: “More…” (more: amore in veneziano stretto).
Finalmente Tony passa. E sbocca proprio all’uscita del Canal Grande. E’ arrivato in bacino di S. Marco. Prova un piccolo sussulto quando gira verso la Giudecca e vede casa. Gira a destra doppiando la punta della dogana, trova un’onda enorme provocata da un motoscafo della polizia a forte velocità ma senza lampeggiante, accelera un po’ per prenderla giusta che si trova davanti la guardia costiera. Preso come un ladro: buongiorno, libretto, dotazioni di bordo e documenti. I sudori freddi assieme al dondolio perenne di quello specchio d’acqua lo fanno quasi vomitare. 150 euro di multa. Piano piano come era arrivato, piano piano Tony se ne va a casa non raccontando niente alla moglie. Quella sera andrà a letto senza cena, con una pastiglia per il mal di testa e senza fare all’amore.
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