Erano circa una decina e lavoravano solo per mezza giornata: dalle 9 all’una e dall’una al tramonto del sole e cioè quando i colombi non hanno più appetito e vanno a letto come le galline. Vendono granoturco in sacchettidi carta con stampati dei consigli su dove gettarli una volta svuotato nel gargarozzo del colombo i circa 300 chicchi di grano inseriti a mano con lenti gesti antichi.
Sono i venditori di grano turco: gli unici che hanno il permesso di dar da mangiare ai colombi di piazza S. Marco e anche di vendere il mangiare, cosa proibitissima agli altri comuni mortali. E’ infatti proibito dar da mangiare ai colombi (se non in questo modo) a Venezia pena un multa salata. Non sono stati loro a promuovere questa normativa ma i politici di casa nostra che giustamente non vogliono che i loro escrementi vadano a corrodere i preziosi marmi.
Vanno d’accordo tra di loro? Guadagnano o fanno la fame? Sono una bella compagnia fatta di persone che parlano di cose allegre, di cose importanti ma che dopo sfociano in cose allegre, di cose effimere e che guadagnano quanto basta a vederli felici anche sotto il sole cocente o in mezzo all’acqua alta. Che rapporto hanno i venditori di granoturco con i loro amici pennuti? Sicuramente un buonissimo rapporto fatto di brevi discorsi rassicuranti tra bestie e uomo; delle specie di pacche sulle spalle per dire a loro di portare pazienza che prima o dopo colui che comprerà il sacchetto sfamerà lui e tutti i suoi simili. Un particolare: preferiscono i colombi bianchi o quelli diversi dal solito nero. Infatti, se insiti giro ci sono colombi di quel genere lì, con il bastoncino fanno volare i neri con la faccia seria seria dicendo loro di scostarsi per far mangiare i bianchi. I bianchi sono in minoranza e quindi devono essere protetti (…?). Non ci credete?
Sopportano anche la puzza del guano che inevitabilmente permea la piazza S. Marco nei giorni di umido, per non parlare dei svolazzamenti dovuti al una picchiata di gruppo dopo che l’ignaro turista si fa cadere il sacchettino del grano dalle mani lì vicino: aria, scontri con i pennuti, penne e piume perse che sembra abbiano rotto un cuscino di piume d’oca.
Ora i venditori di grano non ci sono più, sostituiti da foresti abusivi accorsi a frotte facendo pagare una manciata di grano tenuto nelle tasche o in una borsetta di plastica anonima chi 1 euro chi 5 euro. Sono insistenti e antipatici quando non li badi pari ai venditori di rose & C.
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